Roma. Alla Sapienza contestata iniziativa di An “in salsa mimosa”
Nè vittime nè carnefici. Stamattina (venerdì 7 marzo, ndr) nella facoltà di Giurisprudenza de la Sapienza di Roma circa un centinaio di studentesse della rete per l’autoformazione e del coordinamento dei collettivi hanno contestato lo svolgimento dell’iniziativa dal titolo "8 marzo: pensare donna" promossa da Azione Universitaria.
Il convegno annoverava tra le relatrici Renata Polverini, segretaria
nazionale dell’UGL, rappresentanti di diverse associazioni cattoliche e,
in ottica politicista e bipartisan, lagiornalista Ritanna Armeni.
La già di per sé sgradita presenza di Azione Universitaria in salsa
mimosa ha asssunto tratti grotteschi quanto insopportabili nel momento in cui ha tentato di ridislocare l´attacco all´autodeterminazione nelle
forme del sostegno e della solidarietà: la presenza contestuale di uno
"sportello di ascolto psicologico e ginecologico", dietro cui abbiamo
visto solo il servizio d’ordine di partito, rappresentava un insulto,
prima che alle donne, alla decenza.
La contestazione, rumorosa e determinata, ha di fatto impedito che
l’iniziativa raccogliesse pubblico al di là degli organizzatori (di
organizzatrici nemmeno l’ombra), rimasti chiusi in un’aula presidiata da
un cordone di polizia.
Non siamo affezionate alle consuetudini, né alle celebrazioni retoriche
quanto vuote. Sentiamo forte però l´esigenza di riappropriarci dell´ 8
marzo come ulteriore occasione di conflitto nel momento in cui i corpi
delle donne diventano terreno di conquista e di campagna elettorale di
partiti e sindacati.
La presenza provocatoria di Azione Universitaria oggi alla Sapienza ne è stato un chiaro esempio.
Le quote rosa del partito e del sindacato di riferimento sono scese in
campo per recuperare a destra l´8 marzo e le lotte delle donne,
rilanciando il fronte antiabortista, delegittimando il diritto a una
maternità voluta e responsabile, riproponendo la famiglia e il lavoro
come unica via di liberazione.
Denunciamo, inoltre, con sdegno la presenza di Ritanna Armeni che,
chiamata a rappresentare il giornalismo femminile e di sinistra e
evidentemente troppo abituata alla politica delle quote e della par
condicio, si è prestata avallandone il senso e legittimando chi
quotidianamente è portatore di una politica contro le donne.
E´ intollerabile l’arrembaggio a fini elettorali, da destra a sinistra,
a cui stiamo assistendo in particolare di fronte al rinfocolarsi della
battaglia antiabortista, come dimostra la "loquacità" di papa Ratzinger
e della Cei e iniziative come la moratoria contro l’aborto di Ferrara.
Così come ci è odioso l´utilizzo a fini di controllo di fatti gravissimi
accaduti in questi mesi. Il massacro di Giovanna Reggiani, usato come
grimaldello per giustificare la stretta securitaria e l´imposizione di
nuovi dispositivi di inclusione differenziale dei migranti, e
l’umiliazione subita da Silvana al policlinico di Napoli, atto esemplare
e intimidatorio nei confronti della libertà di scelta di tutte le donne,
testimoniano del tentativo di stigmatizzarci come vittime della violenza
o come carnefici e assassine. Tali semplificazioni si dimostrano ancora
una volta funzionali allo scopo di capitalizzare e governare la capacità
di mobilitazione e di critica espressa con rinnovata radicalità in
questi mesi dalle donne.
Rifiutiamo ogni strumentalizzazione: non siamo vittime né utili idiote
delle politiche di controllo di qualunque governo, non siamo carnefici e
affermiamo con forza la determinazione a scegliere delle nostre vite. I
nostri corpi sono il terreno di uno scontro di cui siamo le protagoniste
principali, non deleghiamo nessuno a rappresentarci e a parlare al
nostro posto.
Se le città si fanno minacciose, agiremo da antidoto alla violenza per
riprenderci le strade, a cominciare da stasera a Roma, a Piazza Navona,
come in altre città d´Italia.
Se prima ci siamo liberate dalla famiglia, il prossimo passo sarà
liberarci dal lavoro. Vogliamo reddito.
Se sulla 194 non torniamo indietro, di certo vogliamo andare avanti:
chiudiamo tutti gli spazi tenuti aperti dalla legge stessa al suo
sabotaggio. Fuori gli obiettori dagli ospedali, dai pronto soccorso e
dalle università.
L´attacco alle donne è un attacco alla libera scelta.
Non in nostro nome. Non sui nostri corpi.
RETE PER L’AUTOFORMAZIONE – WWW.UNIRIOT.ORG
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COMUNICATO STAMPA RETE PER L’AUTOFORMAZIONE (uniriot.org)
Accogliamo con sorpresa le dichiarazioni dei rappresentanti di An e del
Secolo d’Italia riguardo la contestazione dell’iniziativa di Azione
Universitaria questa mattina nella facoltà di giurisprudenza della Sapienza.
Quanto è accaduto non è in alcun modo riferibile a un’aggressione nei
confronti di niente e di nessuno, si è trattato di una contestazione
mirata a porre all’attenzione la speculazione politica e elettorale da
parte di Azione Universitaria e Alleanza Nazionale su questioni, quali
aborto e libertà di scelta, affermazione di nuovi diritti e di forme di
vita legittime ma non riconosciute, che toccano direttamente il corpo
delle donne. Donne come le studentesse che hanno agito la contestazione
e che con sorpresa si sono trovate davanti un cordone di polizia e il
servizio d’ordine di An.
Riteniamo gravissime le affermazioni come quelle di Alemanno e Ronchi
che stigmatizzano l’espressione di dissenso come un attacco premeditato
espressione di una cultura dell’odio, della tensione e dell’intolleranza
che non appartiene di certo a noi. Abbiamo risposto con determinazione
ma in forme pacifiche alle numerose provocazioni di cui siamo state
fatte oggetto, come quella di un illustre sconosciuto (forse il
direttore del Secolo?) che ha aggredito una studentessa e facendo il
saluto romano ha affermato che l’università è fascista.
Riteniamo nostro diritto manifestare il dissenso rispetto a politiche
che toccano i nostri corpi e le nostre vite, e riteniamo nostro diritto
farlo saltando la mediazione partitica e sindacale senza che questo dia
adito a criminalizzazioni.
Preoccupante è il riprodursi di polemiche ingiustificate e paradossali
che mirano a marginalizzare ogni forma di protesta autorganizzata, come
quella che le donne stanno costruendo.
Chi nega il dissenso è il vero intollerante.
Rete per l’autoformazione – www.uniriot.org