Giovedì 18 e venerdì 19 ottobre, a Bologna Uniriot Meeting

  • October 17, 2007 11:43 am

Facoltà di lettere e filosofia – aula 1, via Zamboni 38

GIOVEDI 18/10
ore 14: Divenire istituzione dell'autoformazione

VENERDI 19/10
ore 10: Fuori dal controllo,diritti e conflitti nella metropoli

ore 14: Uniriot in movimento

 (segue il comunicato di Uniriot – Network delle Facoltà Ribelli)

 

DIVENIRE ISTITUZIONE DELL'AUTOFORMAZIONE


Dopo
un anno la rete a progetto Uniriot continua il suo percorso di
innovazione politica e di conflitto negli atenei d’Italia. Si riparte
da Bologna provando a rimettere al centro le tematiche su cui questo
network è nato, alla luce anche degli avanzamenti pratici e teorici
frutto della collaborazione e dell’impegno di tutt* . Si riparte
continuando a discutere di autoformazione.

L’università,
in virtù del ruolo che ricopre in quel processo di formazione
permanente che caratterizza il capitalismo cognitivo, diviene
strategicamente un nodo centrale, un -importante- punto di applicazione
della forza, di decostruzione dei dispositivi di gerarchizzazione del
lavoro vivo.

Gli elementi della precarietà, dello sfruttamento,
dell’ingabbiamento del sapere vivo nelle maglie della valorizzazione
capitalistica vanno rovesciati in elementi comuni di soggettivazione,
di creazione e riappropriazione di spazi di autonomia.
Le pratiche
diffuse di cooperazione e innovazione  portano nei luoghi
dell’istituzione formativa nuovi saperi, conoscenze e possibilità,
decostruendo continuamente le gabbie gerarchiche, attraversando con
sempre più facilità i confini porosi dell’università .
 
Il nodo
problematico su cui confrontarci è a questo punto come quest’eccedenza
continuamente prodotta in università possa consolidarsi in forme di
organizzazione autonoma e aprirsi alle reti diffuse sul territorio.
Come
l’autoformazione, luogo veramente comune di cooperazione sociale,
diviene “istituzione autonoma”, reale autovalorizzazione,
concatenamento positivo e pieno dei soggetti nella produzione
immateriale.
 
Si tratta di intendere questo spazio politico
aperto e strutturato come dispositivo in cui le forme e i flussi del
sapere vivo possano esprimersi e cooperare.
Ripensare la mobilità
studentesca e l’ autogestione dei propri percorsi formativi in termini
di libera diffusione del sapere,  come  affermazione di un’autonomia di
progetto che sappia disinnescare tutti quei dispositivi di inclusione
differenziale che gerarchizzano e controllano il general intellect.

FUORI DAL CONTROLLO: DIRITTI  E CONFLITTI NELLA METROPOLI.

l
tema delle politiche neo-securitarie  ha assunto un rilievo ormai
emergenziale, scandito da una quotidiana ribalta mediatica e dalla
continua definizione di nuove "misure eccezionali" . Una stagione,
questa, segnata da violenti attacchi agli spazi sociali, che ha visto
una tetra sequenza di sgomberi (dal Livello 57 e Crash a Bologna, alla
Chimica di Verona, all’ Asso di Milano), e dalla sistematica
persecuzione di tutte le forme di "devianza” e marginalità
metropolitana, individuate non soltanto nel migrante o nel povero
ma,complessivamente, in quella pluralità di figure, dal writer agli
studenti, che risultano incompatibili con il governo del territorio.

In
risposta al vuoto politico prodotto dalla crisi totale della
rappresentanza e dal fallimento di ogni ipotesi di riformismo si
afferma un paradigma securitario dal tratto strutturale che definisce
un modello di governance urbana, messo a punto nel
laboratorio
politico bolognese dell'amministrazion e Cofferati e successivamente
assunto in modo trasversale, per quanto diversamente articolato (gli
esempi di Firenze, Padova, Milano, Roma).Un modello che sta divenendo
l'asse costituente del Partito Democratico, partito che annulla ogni
distinzione tra destra e sinistra in un progetto politico pragmatico.

Le
retoriche del degrado e dell'insicurezza, confezionate a misura di
un'opinione pubblica nutrita di fobie, promulgano un concetto di
legalità asfittico, calibrato su un presunto canone di cittadinanza
"decorosa" e suffragato da un piano mediatico mistificante. Processi di
produzione d'opinione che legittimano il ricorso a procedure d'urgenza
e interventi repressivi di ogni tipo, spesso anche a scopo
dichiaratamente preventivo, e la criminalizzazione di sempre più
numerose tipologie di comportamenti diffusi.

E' il tessuto
metropolitano con la sua polifonia e le sue contraddizioni, costituito
e permeato da reti comunicative e produttive, a configurarsi come il
terreno del conflitto; uno spazio non perimetrabile, fluido ed
eterogeneo, in cui le politiche della sicurezza e del controllo devono
modularsi di continuo in forme alternativamente molari e repressive o
flessibili e sfuggenti, ma sempre tese alla neutralizzazione di un bios
che si esprime in
molteplicità irriducibili. Produrre con- ricerca
metropolitana significa costruire mappature e connessioni tra tutte
quelle forme di espressione che non possono essere integrate in questo
processo di disciplinamento del territorio, significa riversare i
nostri linguaggi e le nostre pratiche negli spazi adiacenti l’
università. Del resto il piano della produzione di linguaggi e di
immaginari costituisce lo spazio costituente di uniriot: un terreno
strategico per decostruire le narrazioni
dominanti.                                       
                                                                                                                                             

La metropoli intesa come unità produttiva vede l'affermarsi di un
paradigma di governo del lavoro vivo che si declina secondo due
macro-direttrici di fondo; da un lato le articolazioni plurime dei
dispositivi securitari tentano di normare e gerarchizzare forme di
vita
e socialità, sanzionando ogni espressione di eccedenza; dall'altro si
affermano i processi di pauperizzazione e precarizzazione esistenziale
delle figure produttive, attraverso i meccanismi della ricattabilità
economica e dell'accesso differenziale ai diritti e alla ricchezza
sociale.
Come rete uniriot  abbiamo individuato nel reddito ( nella
battaglia per un reddito garantito e incondizionato per tutti e tutte)
l’istanza forte attorno alla quale tematizzare il diritto di chi
produce a riappropriarsi della ricchezza prodotta. Il reddito anche
come  posta in palio, come immaginario di lotta, all’ altezza della
metamorfosi della qualità del lavoro. La battaglia attorno al nodo del
reddito come possibilità di connessione tra le figure molteplici e
differenziate della produzione metropolitana. Detto questo pensiamo che
sia necessario riprendere le fila del ragionamento, provando a calare
la forza e la consistenza evocativa dell’ immaginario legato al reddito
in forme singolari e determinate. Ad esempio attorno al tema del libero
accesso ai saperi e alle reti comunicative metropolitane (materiali e
immateriali): su questo terreno, partendo anche dal 9 novembre,
proponiamo di mettere in circolo una pratica politica e comunicativa
comune.  
 

UNIRIOT IN MOVIMENTO

Uniriot è una rete
politica a progetto che fa della costruzione di linguaggi e di pratiche
comuni il proprio spazio costituente. Una rete che vive dentro i
percorsi di autoformazione, nella messa in comune dei saperi e nella
cooperazione autonoma dai poteri dell’accademia: un dispositivo atto a
sottrarre tempi, crediti e spazi all'università feudale.
Stiamo
costruendo l’unica università possibile, quella che parla il linguaggio
dell'autogestione del sapere vivo. Pensiamo sia importante, nel corso
di questa due giorni, soffermarci a ragionare assieme sulle modalità e
la forme con cui questa rete a progetto possa trovare punti di contatto
e di convergenza con altre esperienze (pensiamo a Edu- factory o a
Uninomade)che fanno della costruzione di un nuovo lessico e della
ricerca politica la loro prassi.

Ma uniriot è anche il
tentativo di tematizzare la riappropriazione nel tempo del capitalismo
cognitivo, nel tempo in cui la produzione eccede qualsiasi
determinazione spaziale e le vite sono messe al lavoro. Ci sembra
quindi immediato riconoscere nella scadenza del 9 novembre un'occasione
importante nella quale provare ad agire lo sciopero nello spazio
metropolitano, ed al contempo cominciare a costruire una campagna di
comunicazione comune e un percorso di conflitto attorno al nodo della
riappropriazione dei nessi comunicativi metropolitani.
Un terreno
significativo per tematizzare il ragionamento sul reddito,
rivendicazione forte attorno alla quale provare a dislocare il piano
strategico dei conflitti metropolitani.
I centri sociali, le reti di
inchiesta e di autoformazione e gli spazi autogestiti nelle facoltà 
sono risorse preziose per ricominciare a costruire con- ricerca
metropolitana e prassi politica all’altezza della metamorfosi della
qualità del lavoro e della composizione di classe.

"Se per agire bisogna scrivere, come livello della lotta stiamo parecchio indietro"