We say MayDay, long MayDay!
articolo di nca Malabocca – da Zic.it
L’ottava edizione della MayDay, il Primo Maggio del precariato sociale nato a Milano e oramai diffuso in numerose città europee e persino a Tokio, si è svolta ieri nel capoluogo lombardo. Centomila dimostranti in piazza per un corteo che diventa Long Mayday: accanto alla "tradizionale" contestazione della precarietà lavorativa e del mito della flessibilità, accanto alla creazione di immaginario da cui sono nati San Precario e Serpica Naro, Nora Precisa e Mario Precario, si ampia lo spettro delle tematiche e delle pratiche che attraversano la data milanese.
Il lavoro migrante, innanzitutto. Condividendo l’appello dei movimenti statunitensi ad una giornata per la regolarizzazione senza condizioni, la Mayday si rideclina mettendo l’accento sulla doppia precarietà dei migranti, sulle rivendicazioni condivise attraverso e oltre ogni confine. E’ lo spezzone dei coordinamenti antirazzisti e di lotta contro il nesso tra lavoro e frontiere che hanno dato vita al grande corteo nazionale del 27 ottobre a Brescia, ad aprire il corteo. Visibile e rumorosa la presenza del Coordinamento Migranti di Bologna, giunto con due pullman dall’Emilia.
A seguire, si riconosce il sound system (curiosamente) unitario degli studenti universitari di Asso (ultimamente attivi soprattutto nella lotta per la casa), degli anarchici del Ponte della Ghisolfa (che esponevano la gigantografia di una fotografia di Pinelli scattata all’inaugurazione del circolo, il 1 Maggio di 40 anni fa) e dei Lavoratori Autorganizzati dello Spettacolo; quello di City Of Gods, free press dei precari della comunicazione che distribuiva il suo ottavo numero; l’autobus di linea trasformato in live-set di Fiere Precarie, "un esperimento per parlare di autogestione, coproduzione, potenza del precariato che mette in comune idee, saperi e forze", promosso dal Laboratorio Biopolitico Desir di Feltre (BL) , che ha anche il merito di mantenere vivo lo spirito del become your media, del mediattivismo di base -è proprio a Feltre che sta nascendo la nuova indymedia Nordest.
E ancora: c’é il già attivissimo comitato NoExpo2015, contro un progetto di trasformazione della regione che prevede nuove autostrada, il completamento dalla Tav, nuovi quartieri residenziali di lusso, un mercato della casa ancora più inaccassibile, espulsione dalla città-vetrina di migranti, senzatetto, centri sociali, cantieri su cantieri realizzati grazie a lavoro in nero e contratti precari; c’è il carro del Pacì-Paciana di Bergamo ibridato con le Betty bolognesi di SexyShock, quello del cs Boccaccio di Monza e quelli dei sindacati di base.
I numeri ricordano le MayDay di qualche anno fa, quando la data meneghina era l’orizzonte di lotte diffuse in tutta Italia, ma nel 2008 risulta un appuntamento concentrato sulle contraddizioni paradigmatiche del sistema-Lombardia che si appresta a darsi in mostra nell’Expo previsto tra sette anni: una presenza migrante osteggiata e repressa ma in realtà motore di un’economia asfissiante, la concentrazione di molti dei più potenti media mainstream italiani che non riesce a coprire il rumore di un irrefrenabile fermento di saperi liberi autogestiti, un capoluogo che si vuole ricco e potente ma basa il suo prestigio sull’esclusione, sullo sfruttamento, su un catalogo completo di dispositivi di precarizzazione lavorativa ed esistenziale.
Ma dalle decine di migliaia di precari in piazza a Milano parte una MayDay ampia nello spettro delle tematiche portate in piazza e lunga nel tempo, che si vuole punto di partenza di pratiche confluttuali, di sperimentazioni, della volontà rabbiosa di precarizzare il precarizzatore.
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> Ascolta l’intervista a Blicero di Chainworkers (da Radio Onda d’Urto)